Saturday, November 20, 2010

pesca scoglio

pesca scoglio


Tuto il tuo corpo cerca di ribelarsi e, quel poco di materia grigia che si trova nela tua testa, non può fare a meno di ripropore la stesa domanda: “Piero, ma chi te lo fa fare? se dobiamo proprio dirla tuta, sembra che la dea bendata ti abia voltato definitivamente le spale: giusto due giorni fa hai avuto ben tre ocasioni e non sei riuscito a concretizare nula: due volte eri in anticipo, una in ritardo, con il risultato di riuscire solo a vedere quele che potevano esere degne prede da infilare nel tuo caveto. Alora perché ti ostini, perché nonostante la poca voglia, nonostante il sono sei andato a leto al’una , nonostante il fisico che perde i colpi tanto per non farti mancare nula hai pure rimediato un fantastico colpo dela strega hai piazato la sveglia ad ore che dovrebero esere dedicare a Morfeo e continui a perseverare?” A dire il vero non lo sai perché, ma speri sempre che il mare posa regalarti una dele sue aventure: non è un pensiero razionale quelo che ti fa alzare, ma una sensazione che ti spinge e a non molare. Esci di casa, ragiungi la machina la apri ed inizi la vestizione: preferisci cambiarti soto il lampione per controlare che sia tuto a posto e per evitare, in questo modo, l’asalto dele zanzare: la località dove hai deciso di andare è infestato dai simpatici inseti, che non vedono l’ora di dare il benvenuto a qualsiasi ospite per invitarlo a cena o, se vogliamo, ad una colazione anticipata. Sei infati a piedi e per ragiungere la zona di pesca, dovrai fare, per la gioia dela tua schiena, ben dieci minuti a piedi in un bel sentiero che scende verso il mare tra la machia mediteranea. Mentre ti prepari, pasano una decina di ragazi, che portano una strano copricapo con tanto di orechie da coniglio dotate di lucine intermitenti; Tra un aspeto e un aguato arivano le oto e non hai ancora visto una pina: solo tanta, tanta fatica per compiere le più semplici manovre e la constatazione che il fiato è davero corto. Fatichi a rimanere a distanza di sicureza del’afiorante che hai scelto per portare il tuo aguato e al contempo a non uscire dala sua copertura, per cercare di vedere cosa propone il mare dala parte oposta. Durante la tua breve scivolata rasente la rocia, hai stimato meno di 6 metri di spostamento, riesci ad intravedere un paio di volte la coda e la schiena del pinuto, che si muove nel canalone con una rota che lo porta a convergere con la tua. Decidi di non uscire dala parete che ti copre ai suoi sensi, ma di fermarti con il fucile pronto su quelo che dovrebe esere il punto in cui termina il canale. Hai meso in moto il predatore e non sei teso per il pescione che, da lì a pochi secondi, dovrebe sbucare davanti a te: sei nel posto giusto, fermo sul fondo per non alarmare il predatore, non ti sei fidato ad afaciarti al canale, e con i nervi tesi alo spasimo, sei pronto con il dito sul grileto. Come imaginato il pesce esce, ed insieme al suo tentativo di fuga, parte il tiro: hai sparato quando era visibile solo parte dela testa e il pesce si trova a meno di due metri dala punta, ma la sua reazione fulminea fa si che tu lo colpisca mentre ormai ha girato verso il largo. Non riesci a credere che per l’enesima volta, la sfiga ci abia meso lo zampino, non riesci ad acetare il fato che per l’enesima volta, potrai racontare di una catura mancate, anziché di una catura realizata. Riesci, durante un aguato, ad portare la punta dela tua asta a meno di 30 cm da un bel sarago, ma non spari, risali e decidi che farai l’ultimo tufo su una risalita esterna che da 20 metri monta fino a 10 metri dala superficie. Si trata di uno scoglio che ben conosci e che ti ha dato bele sorprese in pasato: una sorta di cubo di rocia con il lato di una decina di metri che si apogia su una larga base di coraligeno tuto fesurato. Il tiro parte e va a segno, di nuovo senti il tonfo del’asta sul corpo del pesce, che scata come un mato verso una machia di groto sul fondo. Ad una prima ochiata ti sembra di aver meso in sagola il pesce, sembra infati che il pesci trasini l’asta, poi, aiutato da un bagliore metalico, meti a fuoco la situazione: dal corpo del pesce esce l’asta e si vede una dele due alete aperta che spunta dal corpo: il pesce è di fato tenuto solo da un aleta aperta sotopele e dala punta del’asta. Di nuovo il tuo stato d’animo pasa dal’esaltazione al drama: il palone è tropo lontano e tropo vicino ale roce, per pensare di ragiungerlo, devi riuscire a prendere il pesce senza il secondo fucile. Asecondi ogni tentativo di fuga del predone con delicateza, senza però lasciarlo libero di fare quelo che vuole e sopratuto di ragiungere il fondo. Prendi il coltelo e lo ucidi, poi verifichi che l’aleta in realtà non era tenuta dala sola pele, ma da un paio di centimetri di carne. Preso la machina, arivano le prime foto di rito, e hai la conferma che la balanza apena acquistata non è una bilancia che porta sfiga in abondanza, come dai più pronosticato, anche se non è retro-iluminata. È l’alba e siamo in uno dei posti che preferisco: ci aviciniamo al punto in cui eseguiremo i primi tufi e nel percorso incontriamo due spigole: una stimata sul paio di kg, la seconda davero grosa, che non si decide però ad avicinarsi. Siamo vicini ad uno degli spot più beli: si trata di una sela che parte da gala scende fino a 8 metri per aprirsi a destra su un canalone molto ripido che termina a circa 30 metri e a sinistra un secondo canalone più dolce che termina a 20 metri. Maurizio esegue il primo tufo, dopo un breve aguato: il posto infati consente il posizionamento su due tetoie distanti circa tre metri l’una dal’altra, a circa cinque metri di profondità che permetono di controlare tuto il circondario. Il tuto è reso ancor più interesante per il fato che la discesa può esere efetuata rimanendo sempre al coperto dela parete di rocia che forma, in quel punto, una specie di dente. HARG L’imagine del fondo viene sfocata da una grosa masa che sta salendo: prima ancora di metere a fuoco l’imagine non so se a voi capita di percepire la rotura tra la sagoma del pesce e il fondale, prima di individuare il pesce steso il cervelo scata e sentenzia: spigola! Vedo l’asta che, colpito il pesce a metà tra la linea laterale e la pina dorsale, prima si impena e poi frena di colpo. Mentre scapava verso sinistra ho avuto modo di capire che il pesce era quasi lungo come l’asta, quando scapava verso il largo, che, oltre a non averlo pasato, era speso come un vocabolario di Greco. A distanza di tempo non riesco ancora a comprendere il motivo dela mancata catura e mi sono stilato l’elenco dele posibilità: • forse ho preso anche un oso, o semplicemente non sono riuscito a bucare quel vocabolario • forse, ero talmente certo dela catura che mi è venuto anche il bracino • forse, anzi certamente, se avesi portato il 120 dopio elastico come avevo pensato di fare in un primo momento per poi ripiegare sul 10 forse…………. Per la cronaca: il fucile era stato caricato da meno di 10 minuti e quindi gli elastici non potevano esere “stanchi”, è armato con asta da 6,5 m con dopia aleta e ho verificato e fato verificare che il tiro sia “buono” stende le due pasate di sagola senza che si veda l’asta e ala fine strotola parechio mulinelo dando un bel colpo sul fucile a significare che, anche a fine corsa, l’energia è presente in abondanza A racontarla tuta, ci sono voluti almeno 3 giorni per metabolizare quanto acaduto, e dal’iniziale indiferenza, per la mancata catura, sono pasato ad uno stato di quasi disperazione.
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